Tre volte te. Per una visione unitaria della relazione di cura.

La relazione di cura intesa come il prendersi cura, to care, è un approccio che va oltre l’aspetto tecnico della cura poiché implica un coinvolgimento emotivo a tratti pericoloso e certamente imprescindibile. Nell’ambito delle professioni dell’assistenza domiciliare di cure palliative è assolutamente necessaria una preparazione che va oltre il “saper fare”; il “saper essere” all’interno della relazione con il paziente, e il suo sistema familiare di riferimento, impone una preparazione a un livello umano ove è necessaria la capacità empatica, la capacità relazionale, il contatto umano. Tali capacità, innate e acquisite, vengono esplicitate in maniera diversa considerando la diversa personalità e identità degli operatori professionali. È chiaro che la personalità del professionista in relazione con la personalità del paziente crea un’armonia e una “danza” specifica e unica. Si ritiene pertanto indispensabile che un professionista di cure palliative lavori su sé stesso, sulle dinamiche relazionali, sulle risonanze e sui meccanismi difensivi affinché possa, a seconda del tipo di paziente, “plasmare” il suo essere al servizio di quel processo importante e fondamentale del “curare e prendersi cura”. Il viaggio più importante che un professionista di cure palliative deve affrontare è quello della relazione. Senza relazione non può esiste alcun rapporto e certamente le fondamenta della relazione sono la conoscenza e la curiosità. La curiosità, come le scarpe da indossare per il viaggio, è di fondamentale importanza poiché dice e ci dice quanto impegno e quanta volontà ho di percorrere la strada e la conoscenza, come gli occhi che utilizzo per osservare bene il tragitto, è uno strumento potente che mette il professionista in una condizione di “potere”: io ci sono e sono qui per te! Io (come percepisco me stesso) Io (come mi vede il paziente) Io (il mio significato all’interno della relazione)