ADHD, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, dal bambino all'adulto; valutazione, diagnosi e trattamento

Il deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è uno dei disturbi neuropsichiatrici più comuni dell'infanzia e dell'adolescenza, che spesso persiste anche in età adulta, compromettendo il funzionamento sociale, scolastico e professionale dell’individuo. E’ un disordine del neuro sviluppo, definito da alterati livelli di disattenzione che comportano, tra gli altri sintomi, incapacità a rimanere in attività, tendenza a non ascoltare e disorganizzazione, associati spesso a iperattività-impulsività, che provocano ad esempio irrequietezza, incapacità di stare seduti e delay adversion. Colpisce circa il 5% dei bambini e il 2,5% degli adulti, con un rapporto M:F di 2:1. Tuttavia, recenti studi dimostrano che il numero di bambini con diagnosi di ADHD è in aumento, anche in Italia. Si tratta di un disturbo eterogeneo, complesso e multifattoriale, che nel 70-80% dei casi coesiste con un altro o altri disturbi - fenomeno della comorbilità- molteplici ricerche infatti hanno evidenziato una forte correlazione con i disturbi della condotta, disturbi dell’apprendimento e disturbi internalizzati vari e l’ADHD. Nello specifico, il DSM-V distingue tre forme cliniche: 1. Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività tipo disattento 2. Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività tipo iperattivo 3. Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività tipo combinato. La diagnosi di tale patologia segue un iter complesso e multidisciplinare, che vede coinvolto in primo luogo il Neuropsichiatra Infantile, sempre affiancato dalla valutazione neuropsicologica a cura di uno Psicologo adeguatamente formato e competente in materia. Non è riconosciuto ad oggi un sistema univoco dei sintomi patognomonici o degli strumenti sufficientemente sicuri per poter porre diagnosi di ADHD. Tale diagnosi si avvale di vari strumenti, configurandosi quindi come una diagnosi di tipo multifocale: 1. raccolta anamnestica (rating scales specifiche per genitori ed insegnanti) 2. valutazione neuropsicologica (batteria di test di I e II livello) 3. valutazione clinica-osservazionale basata sul lavoro diretto col bambino in studio e nei contesti di vita. A seguito della sintesi di queste azioni viene stilato un progetto terapeutico-riabilitativo (ateliers, educativa domiciliare, abilitativa etc.) e vengono approntati gli interventi diretti sul bambino e sul contesto. La presa in carico è complessa e dura nel tempo, in quanto il lavoro abilitativo – riabilitativo inizia alle elementare e può perdurare fino al raggiungimento dell’età adulta.